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È molto tempo che cammino; quasi sempre in salita e senza intravedere la sommità del dirupo dove sono inconsapevolmente scivolata molto tempo fa e per mano di qualcuno.
È straordinario come ci si possa adattare alle situazioni più disparate, io ad esempio, ho imparato a riposare camminando, senza mai fermarmi, neppure per riprendere fiato.


Non mi volto mai indietro per vedere la distanza percorsa, quel che è fatto è fatto, ora conta solo procedere ed andare avanti nel mio cammino, talora a testa bassa e guardando i miei passi che, lenti ma inesorabili, si allineano uno di fronte all’altro, verso una meta che forse non è chiara neppure a me.
Ora però mi sembra d’intravederla ma a tratti ho paura sia solo uno scherza della mia immaginazione, come quei miraggi generati dal calore che si sprigiona dal suolo rovente.
“Non sono stanca”, mi ripeto, negando l’evidenza, nella speranza di convincere le mie gambe a non cedere… ma si sa, quando occorre, siamo pessimi bugiardi con noi stessi e sento chiaramente che ogni mio singolo muscolo è dolorante; persino le mie sinapsi gridano implorando una pausa.


Mio nonno spesso sentenziava con aria solenne: ”Chi si ferma è perduto!”
E per me non è ancora giunto il momento di fermarmi, non posso perdermi proprio ora che sento di esser vicino alla sommità e mi costringo ad andare avanti, lentamente e con cautela, senza permettere alla fatica di distrarmi dalla bellezza del percorso.
So già che questo cammino mi cambierà ma mi farò trovare pronta quando inalerò la prima aria rarefatta della vetta agognata.